Calligrafia, quando la scrittura diventa arte: Capitolo I
L'arte della scrittura
La scrittura ha origini antichissime. Non sempre, tuttavia, gli scritti hanno avuto un’estetica gradevole alla vista, per questo è bene fare una distinzione fra grafia e calligrafia. Della seconda, quella a cui intendiamo arrivare a parlare, la Treccani dà questa definizione: “calligrafìa s. f. [dal gr. ???????????, comp. di ?????- «calli-» (bello) e -?????? «-grafia» (scrittura)] – L’arte, affine al disegno, che insegna a tracciare la scrittura in forma elegante e regolare.” Prima di arrivare alla scrittura intesa come pura forma artistica però, è opportuno ripercorrere alcuni passaggi storici fondamentali che hanno segnato l’evoluzione delle forme grafiche nel corso dei secoli.
Le prime due modalità con cui viene trascritto il pensiero su un supporto concreto sono, da una parte pittogrammi e ideogrammi (sistemi di scrittura in cui un simbolo rappresenta un oggetto o un concetto), dall’altra i fonemi (i sistemi in cui ogni simbolo ha un valore fonetico che, combinato con altri, risulta in un suono articolato designante un oggetto o un concetto). Dato che la calligrafia occidentale trova le sue radici nel sistema fonetico, è proprio su questo che ci concentreremo in questo primo articolo. In particolar modo, ci soffermeremo sulle grafie che si appoggiano all’alfabeto latino, quello che trae le proprie origini dalla scrittura cuneiforme fenicia.
La Capitale Romana
Inizialmente impiegata per incisioni su supporti in pietra e marmo e per epigrafi, poi utilizzata per gli scritti, la cosiddetta Capitale Romana è la prima tipologia di scrittura grafica occidentale. La natura geometrica dei caratteri di questo tipo dipende dai materiali con cui vengono realizzati: prima vengono dipinti sul supporto con l’aiuto di un pennello, poi vengono incisi con lo scalpello per creare dei solchi che, riempiti con il colore, creano un particolare effetto tridimensionale. Il nome Capitale è postumo alla nascita dello stesso sistema di scrittura: risale al Medioevo, quando questo tipo di caratteri viene usato per l’incipit dei vari capitoli (‘capita’) dei libri.
La Capitale Rustica
Più tardi, il calamo rimpiazza il pennello; il papiro (‘volumen’), i supporti in pietra. Il calamo è una penna con la punta piuttosto larga ottenuta lavorando un pezzo di canna essiccata. Il papiro ha vita breve: per la sua estrema delicatezza, viene ben presto sostituito dalla pergamena, molto più resistente e per questo adatta a utilizzi ripetuti nel tempo. I primi ‘codex’, i libri per come li intendiamo oggi, non sono nient’altro che fogli di pergamena legati insieme ottenuti dal trattamento di pelle di agnello, pecora o vitello. Tra il II e il III secolo d.C. sono proprio questi i supporti che vedono nascere la Capitale Rustica, un sistema di scrittura più sottile e rapida della Romana.
La grafia romana si diffonde rapidamente in modo capillare per le numerose conquiste dell’Impero Romano poiché impiegata come mezzo di comunicazione per facilitare il dialogo in ogni territorio di suo dominio. Nonostante la Capitale Romana rimanga per molto tempo il sistema di scrittura ufficiale, negli scritti per le incombenze quotidiane si preferisce usare una forma corsiva minuscola, più rapida da eseguire, ma sicuramente meno leggibile a causa degli strumenti che vengono utilizzati per realizzarla.
La Maiuscola Onciale
Se la grafia romana è utilizzata per i documenti governativi e tutti gli scritti culturali, con la diffusione del Cristianesimo (religione di stato dal 314 d.C.) si rende necessaria la codificazione di uno stile calligrafico che ben distingua il sacro dal pagano. Molto vicina all’estetica del sistema greco, la Maiuscola Onciale è rotonda, piena e morbida. Si tratta del sistema di scrittura più usato in epoca medievale, soprattutto quando si desidera mettere in evidenza una frase o un frammento di testo. Gli sviluppi dell’Onciale portano in seguito alla Semionciale, ovvero, la versione minuscola della prima.
Custodi del sapere universale, sono i monasteri cristiani a tramandare la conoscenza attraverso la faticosa e accurata opera degli scriba. Copiando i grandi classici, gli amanuensi scrivono sulla pergamena utilizzando penne di uccello, di frequente penne d’oca e di cigno, dopo averle trattate adeguatamente. Passare dal calamo alla penna affusolata permette ai monaci e a chi ne fa uso di lasciare sul supporto un tratto netto e sottile, facilmente leggibile e piacevole alla vista.
Situati in territori talvolta molto lontani fra di loro, i monasteri si fanno quindi promotori di una differenziazione stilistica che determina la nascita di vere e proprie (calli)grafie fortemente territoriali, come la Beneventana e la Insulare.
Per gli esempi di queste calligrafie continua l’excursus in Calligrafia, quando la scrittura diventa arte, Capitolo II
Prodotti Correlati
TUTTE LE ULTIME NOVITÀ, E UNO SCONTO DEL 10%
Iscriviti alla newsletter per rimanere sempre aggiornato sulle attività, le ultime novità e le promozioni.
Subito per te uno sconto del 10% sul tuo primo acquisto.