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Qwerty: la penna che si ispira alla prima macchina da scrivere
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Qwerty: la penna che si ispira alla prima macchina da scrivere

30.11.2021

Qwerty: la penna che si ispira alla prima macchina da scrivere

Fra le penne da collezione più ricercate dell’ampia selezione di Visconti si inserisce anche la Qwerty. Ispirata alla tastiera alfanumerica brevettata nel 1864 da Christopher Sholes, questa collezione in edizione limitata è un tributo dal sapore vintage a un sistema di scrittura senza tempo, ancora estremamente attuale nel concetto.

Un capolavoro in rilievo

Disponibile in versione stilografica e roller, la Qwerty è frutto di un sapiente lavoro di incisione, manifestando appieno il virtuosismo artigianale di Visconti. Ciò che la rende inimitabile è proprio la sua estetica. Realizzata in materiale acrilico nero, la penna è rivestita da una struttura in argento anticato minuziosamente inciso e smaltato, sia sul fusto che sul cappuccio, per ricordare i primi esemplari della macchina da scrivere fin nei minimi dettagli. Le componenti interne sono lavorate col metodo della tornitura; il prezioso rivestimento esterno, invece, è inciso con una particolare tecnica su tre livelli, che conferisce alla penna uno straordinario effetto tridimensionale.

Dotata del nostro innovativo sistema di riempimento Double Reservoir, la stilografica è provvista del pennino prodotto in-house in oro 18kt rifinito in rutenio, di dettagli placcati in argento anticato e di una splendida veretta incisa a mano e smaltata nel nostro laboratorio. Uno dei riferimenti più sottili alla macchina da scrivere sta nella clip, impreziosita da un dettaglio che ricorda i tasti tradizionali dei primi esemplari.

scrivania con machina da scrivere

La vera storia della tastiera Qwerty

A 146 anni dalla sua invenzione, la macchina da scrivere è considerata un oggetto da collezionisti, ma la tastiera che da sempre è installata sull’apparecchio è sostanzialmente la stessa su cui digitiamo ogni giorno miliardi di parole a tempo record anche su schermi touchscreen. Ma com’è nata la prima macchina da scrivere? Facciamo un passo indietro.

Editor e tipografo, Christopher Latham Sholes è da sempre conosciuto per la sua grande inventiva. Le sue giornate le trascorre all’officina di Charles F. Kleinsteuber a Milwaukee, una sorta di incubatore ante litteram per gli inventori locali. Siamo intorno agli anni 1860 quando comincia a lavorare a una macchina che consenta di numerare facilmente oggetti in serie (le pagine di un libro, i biglietti del treno). 

Dopo quattro anni di ricerca, studio e olio di gomito, riesce a brevettarla insieme al suo socio, Samuel W. Soulé. Qualche tempo dopo è Carlos Glidden a intuire che, se la macchina può stampare numeri, può mettere nero su bianco anche le lettere. Da qui, il sodalizio fra Glidden e Sholes, che, insieme, decidono di costruire il prototipo della macchina da scrivere per come la intendiamo oggi. 

Lo strumento brevettato nel 1868 ricorda il telescrivente, l’apparecchio con cui i telegrafisti al tempo utilizzano per trasmettere a distanza i testi stampati su carta. La caratteristica distintiva della prima macchina di Sholes e soci? La disposizione delle lettere in ordine alfabetico.

Come la storia insegna, il primo esemplare prodotto dalla Remington è proprio in questo che differisce dal prototipo del ‘68, la disposizione dei tasti. Questo perché, i primi a testare la macchina da scrivere sarebbero stati gli interpreti del codice Morse. Chiedendo di rimescolare la disposizione dei tasti in base alle loro esigenze di decodificazione e trascrizione, scelgono di allontanarsi dall’ordine alfabetico. Z, S e E, per esempio, nel Morse americano sono molto simili. Da qui l’esigenza di posizionare le tre lettere vicine sulla tastiera. Secondo alcuni esperti, quindi, è proprio questo il motivo principale che porta all’ordinamento della Qwerty.

Un oggetto da esposizione

Le penne della collezione Qwerty vengono consegnate all’interno di un cofanetto esclusivo, concepito come un vero e proprio elemento d’arredo. Il design si rifà alle prime macchine da scrivere della Remington: la parte superiore, dotata di un’apertura con cerniere in argento anticato, contiene due boccette di inchiostro in vetro, un rosso e un nero.

La parte inferiore, che accoglie lo strumento da scrittura, ha una chiusura magnetica che lascia intravedere la penna ed è decorata e con dettagli che richiamano i tasti che compongono la parola Qwerty, anch’essi in argento anticato e smaltati in avorio. La parte frontale, infine, è arricchita da una targhetta in argento anticato con l’iconico logo di Visconti che ricorda i martelli delle macchine da scrivere. 

In questo pregiato strumento di scrittura, ogni minimo dettaglio ci porta indietro nel tempo, fino agli anni dell’invenzione di questo straordinario apparecchio che avrebbe rivoluzionato la vita di molte persone, sia sul piano professionale che su quello privato.

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